30 giugno 2007

VALORE

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finche' dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato, due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varra' piu' niente e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che .

Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord, qual'e' il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri De Luca

29 giugno 2007

ANIMA LARGA

porto con me
tavoletta e stilo
per annotare
ogni dolore che mi dai
e i ricordi che ti vedo accanto,
curiosi come figli nuovi

porto con me
armi da taglio
perché sono affilate inodori e brutte
e potrebbero recidere ogni legame
fra noi,
anche quando tu non lo volessi

porto con me
bottiglie rotte da spargere per terra
per ferirmi davvero
camminando avanti negli anni

porto con me
l’odore dei mesi primaverili che non abbiamo avuto
e quello delle fogne fragranti attraversate insieme

porto con me cose inutili
alle mie necessità,
ma indispensabili alla mia sopravvivenza

14 novembre 2003

28 giugno 2007

(PARENTESI ) A RITROSO DA UNA VITA PRECEDENTE...

MANGIARE GLI ANIMALI
SOFFERENZE PATITE E RISPARMIATE
Ho deciso da tempo di non nutrirmi piu' di lacrime e di sofferenze, ne' le mie ne' le altrui.



--------------------------------------------------------------------------------


AGGIORNAMENTI SU COME PROCEDONO LE COSE....
Anche adesso mi sveglio sempre alla solita ora, come se ce ne fosse bisogno.
Per quasi 4 anni mi sono svegliata alle 6, inutilmente, per fare una muta colazione con lui, che partiva alle 6.30.
Poi, tornavo a letto, e per la maggior parte di questi anni, ci restavo un po', visto che ero disoccupata.

Piu' volte mi ha chiesto perche' lo facevo, e per tutta risposta gli ho scritto quel brano da "Le ore" di Cunningam, quello con il dialogo sul "perche' mi alzo e ti preparo la colazione".
Un libro magnifico.

Adesso non ce ne sarebbe piu' ragione, le poche volte che lui dorme qui si alza e beve il caffe' in silenzio, raramente saluta quando esce, probabilmente con la scusa che cosi' non mi sveglia.
Nel giro di un mese e' cambiato tutto, e del resto nel 2003 era cambiato tutto in un giorno, quello in cui era arrivato con la sua valigetta di magliette, per fermarsi da me qualche giorno.

Sono stanca, sono triste, il sangue mi prude nelle vene, mi sembra che qualcosa stia aspettando di essere fatto.
Da me, naturalmente.

10 maggio 2007


--------------------------------------------------------------------------------


DA OGGI SI RI-VOLA
Ho scoperto che non a cicli di 5 anni la mia vita si rivolta, ma a cicli di 10, e a partire dall'anno sette di qualsiasi decennio...

E ho scoperto che la primavera e' stata sempre la stagione piu' beffarda con me: ha chiuso e aperto i cicli, come la neve che si sciacqua via mentre i germogli occhieggiano ridanciani e delicati.

Nel mezzo, fra un sette e l'altro, tutti i tentativi per solidificare il terreno sono stati accolti, ma non erano mai realizzati davvero, e le fondamenta ricadevano esauste di aver sostenuto l'insostenibile

Il terreno pero', si sa, soffre e si consuma, e l'ultima volta e' sempre dolorosa piu' della precedente.

Il terreno, si sa, consumato e richiesto di vita, prima o poi si esaurisce e cede. e l'ultima volta un giorno o l'altro sarà davvero tale.

Questa volta?

26 maggio 2007



--------------------------------------------------------------------------------


LA PRIMA VOLTA E' LA PIU DIFFICILE?
Avevo un piccolo biglietto, scritto negli anni d'oro della mia vita, iniziati e finiti nel 1994, in cui avevo annotato i titoli dei libri che avrei scritto.

Buscando Posadas era uno di quelli, ma l'unico che ricordo ora.

Il biglietto deve essere finito male, anche se ha attraversato l'oceano piu' volte con me, che in caso di modifiche ai pensieri lo volevo sempre a disposizione..

Oggi, a disposizione, non mi resta che l'ora in cui sto vivendo, e anche quella non e' tutta li' solo per me.

27 giugno 2007

SARA

Grazie per essere esistita. Grazie per avermi sorriso sempre e per avermi sempre detto quanto era bella la nostra improvvisata vita di nomadi. Grazie per avermi accompagnata davanti ai tramonti del Sahara e per aver sciolto con me gli cheches dei nostri amanti all'alba.
Grazie per essere vissuta: non ti perdero' mai, e ci ritroveremo sulla duna piu' ripida a ridere ancora una volta insieme.

Tu sei come il deserto "puoi allontarti da lui, puoi non vederlo mai più, ma ormai esso e' dentro di te"

A la prochaine, ma cherie! On se verrà dans le vent du Sahara qu'on a aussi bien aimé ensemble...

24 giugno 2007

Monologo per Cassandra

Sono io, Cassandra.
E questa è la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa è la mia testa piena di dubbi.

E' vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati
godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto poté compiersi tanto in fretta
come se non fossero mai esistiti.

Ora lo rammento con chiarezza:
la gente vedendomi si interrompeva a metà.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzocina sulla foglia verde -
nessuno la finiva in mia presenza.

Li amavo.
Ma amavo dall'alto.
Da sopra la vita.
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e da dove nulla è più facile del vedere la morte.
Mi dispiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall'alto delle stelle - gridavo -
guardatevi dall'alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.

Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento.
Con sorti già decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c'era in loro un'umida speranza,
una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos'è davvero un istante,
oh, almeno uno, uno qualunque
prima di -

E' andata come dicevo io.
Però non ne viene nulla.
E questa è la mia veste bruciacchiata.
E questo è il mio ciarpame di profeta.
E questo è il mio viso stravolto.
Un viso che non sapeva di poter essere bello.

Wislawa Szymborska

16 giugno 2007

PENSIERI

ADDIO A UNA VISTA:
Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta- come se tu vivessi ancora-
bella come era.

Non ho rancore
Contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.

Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
sul tronco rovesciato d’una betulla.

Rispetto il loro diritto
a sussurrare, ridere
e tacere felici.

Suppongo perfino
che li unisca l’amore
e che lui stringa lei
con il suo braccio vivo.

Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.

Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.

Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro
ora nere.

Una cosa non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza-
ci rinuncio.

Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.


-----------------------------------------------------------------------

AMORE A PRIMA VISTA:
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi ?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole ?
uno “scusi” nella ressa ?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta ?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra ?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia ?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
Subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Wislawa SZYMBORSKA

15 giugno 2007

MARCEL

"...écrire un roman ou en vivre un, n'est pas du tout la même chose, quoi qu'on dise. Et pourtant notre vie n'est pas séparée de nos oeuvres"

11 giugno 2007

TUTTI UGUALI MA DIVERSI...

Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di diseguaglianza, la classe, la razza e il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un'estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire?Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano.

Norberto Bobbio - "Destra e sinistra", Donzelli Ed. 1994

03 giugno 2007

?

Sempre, ogni volta che ci pareva di aver trovato la risposta a un problema, uno di noi scioglieva, sulla parete, il nastro dell'antico rotolo cinese sí che svolgesse e visibile apparisse l'Uomo Seduto che tanto dubitava. Io, ci diceva, sono Colui che dubita. Dubito che sia riuscito il lavoro che v'ha inghiottiti i giorni. Che, quel che avete detto, se detto peggio valga tuttavia per qualcuno. Che lo abbiate detto bene e che forse un po' troppo vi siate, alla verità di quanto avete detto, affidati. Che sia ambiguo: per ogni possibile errore vostra sarebbe la colpa. Può anche essere troppo univoco e allontanar dalle cose la contraddizione; non è troppo univoco? Allora quel che dite è inutilizzabile. Le cose vostre sono inanimate, allora. Siete realmente nel corso degli eventi? Compresi con tutto quel che diviene? Siete ancora in divenire, voi? Chi siete? A chi parlate? A chi serve quel che state dicendo? E, fra parentesi: vi lascia sobri? Si può leggerlo di mattina? È anche congiunto al presente? Le tesi davanti a voi enunciate son messe a profitto o almeno confutate? Tutto è documentabile? Per esperienza? Di chi? Ma prima di tutto e sempre, e ancora prima d'ogni cosa: come si agisce se si crede a quel che dite? Prima di tutto: come si agisce? Pensierosi noi si considerava con curiosità l'Uomo Turchino dubitare dal quadro, ci si guardava e da capo si ricominciava.

Bertolt Brecht

02 giugno 2007

ALBE

"Mi piace prepararti la colazione" dice Laura "Mi fa sentire bene"
"La colazione posso prepararla io, solo perche' mi devo svegliare all'alba non significa che devi farlo anche tu"
"Ma voglio farlo"
Il frigorifero borbotta. Un'ape batte pesantemente, insistentemente contro il vetro della finestra. Laura prende il pacchetto di Pall Mall dalla tasca della vestaglia. Ha tre anni piu' di lui (c'e' qualcosa di vagamente indecoroso in questa differenza, di vagamente imbarazzante): una donna dalle spalle larghe, spigolosa e scura, con l'aria da straniera, sebbene la sua famiglia abbia cercato di prosperare in questo paese, fallendo per piu' di cent'anni. Tira fuori una sigaretta dal pacchetto, cambia idea, la rimette a posto.
"Va bene" dice lui "Se davvero vuoi, domani ti sveglio alle sei"
"Bene"
Si versa una tazza di caffe' fatto da lui. Con la tazza fumante in mano torna dal marito e gli bacia la guancia. Lui le dà qualche colpetto sul fondoschiena, con affetto e senza badarle. Non sta piu' pensando a lei. Sta pensando al giorno che lo aspetta: il viaggio in auto in centro, la torpida quiete dorata di Wilshire Boulevard, dove tutti i negozi sono ancora chiusi e solo le persone piu' cordiali e diligenti, giovani che si svegliano presto come lui, si muovono attraverso i raggi del sole non ancora toccati dallo smog quotidiano. Il suo ufficio sarà silenzioso, le macchine per scrivere nell'angolo delle segretarie ancora coperte dal telo, e lui e alcuni altri uomini della sua stesa età avranno un'ora intera, e forse qualcosa in piu', per dedicarsi al lavoro di scrivania prima che i telefoni comincino a squillare. A volte gli sembra intollerabilmente bello che lui possa avere tutto questo: un ufficio e una nuova casa con due stanze da letto, responsabilità e decisioni, pranzi veloci e allegri con altri uomini.
.......................
"Guarda l'orologio da polso, sebbena sappia già che ora è. "Ehi, devo andare."
"Buona giornata"
"Anche a te"
Si alza. Per un po' sono completamente assorbiti dal rituale della sua partenza: prendere la giacca e la valigetta, scambiarsi baci e saluti; lui di spalle mentre attraversa il prato fino al vialetto, Laura e Richie dietro la porta a zanzariera. Il loro prato, straordinariamente innaffiato, è di un verde brillante, quasi innaturale. Laura e Richie rimangono li come spettatori a una parata mentre l'uomo guida la Chevrolet verde-azzurro giu' per il corto vialetto e poi nella strada. Lui saluta per l'ultima volta, allegramente, da dietro il volante.
......


Michael Cunningham
"Le ore" - Premio Pulitzer 1999

01 giugno 2007

IL MIO ULTIMO AMORE

Era un orso con le punte, con una gabbia intorno chiusa dall'interno, strette catene ai polsi e pochi palpiti di emozione al cuore. Un vecchio ragazzo che si credeva tale per azzardo e per incapacità di cambiare - in proprio - il destino. Vittima di se' stesso e delle proprie pulsioni represse. Un "Adso" mancato, ormai invecchiato e triste, senza speranze di libertà.
E invece.......