Campo, indissolubile dalla mia voglia di morire, perché qualcuno mi fa ancora ridere, perché qualcuno mi vuol bene senza saperlo, e per dare il tempo ai miei cari perduti di organizzarsi circa il mio arrivo: li voglio vedere tutti in forma e contenti di riabbracciarmi, anche fossero all'inferno e mi toccasse scenderci, per meriti di chicchessia.
Mio padre diceva due cose mitiche che mi sono rimaste in mente.
Diceva "Tutta la mia intelligenza è passata a mia figlia, io sono diventato stupido" e "Quando muoio apro una gelateria all'inferno".
Cosicché, se ci andrò, all'inferno, finalmente troverò un lavoro da papà.
E gli terrò i conti e l'inventario di creme e cioccolata.
Vivo per dispetto alla vita che voleva andarsene senza il mio consenso e quando c'era ancora tempo per provarci, lo faccio per riaffermare il mio diritto a scegliere ora e strumento, e nel frattempo mi diverto, salgo sui tetti delle Case dei Suicidi dove mangio pizza consegnata a domicilio, sghignazzo sola sul tram e coltivo amori di passaggio.
30 marzo 2008 - liberamente ispirato da "Non buttiamoci giu'" di Nick Hornby
Nessun commento:
Posta un commento