Vegetariani per sempre
L'UNIVERSALE SOLITUDINE DEGLI ANIMALI
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Dolorose mi tornano alla mente le immagini di chi in questo istante, in ogni parte del mondo, è vittima della fame, della miseria, delle malattie, della guerra, della violenza e di tutti gli orrori e gli egoismi causati dall'uomo. Mi tornano alla mente le immagini di chi soffre per mancanza di cibo, di medicine, di una casa, di un lavoro, di coloro che muoiono di indigenza, ma anche di coloro che muoiono per troppo benessere. Ma l'egoismo non miete solo vittime umane. Vi è un numero incalcolabile di esseri indifesi quanto innocenti, gli animali, che in questo istante vengono uccisi anche da parte di coloro che teoricamente si oppongono alle brutture del mondo.
Dolorose mi tornano nella mente le immagini degli animali che in questo istante soffrono a causa dell'uomo. E' notte, è buio, è freddo ed io vedo con la mente le nobili mucche, i miti vitelli, i possenti cavalli, i tenere agnellini ammassati in angusti e pestilenziali stabulari con gli occhi dolci, senza malizia, che domani saranno macellati, uccisi, fatti a pezzi, arrostiti, confezionati e venduti ai supermercati perché tra pochi giorni è Natale.
Ed io non posso fare nulla per impedirlo. Io ho la mia comoda casa, il salotto, la televisione, il telefono, il frigorifero pieno di ogni buona cosa. Posso prendere l'automobile e spostarmi nei luoghi più diversi, incontrare altre persone, posso andare al cinema, a seguire un concerto, o guardare semplicemente le vetrine. E loro sono sempre li, in silenzio, al buio, al freddo tra i loro escrementi e l'aria fetida delle stalle senza che la loro semplicità gli consenta di capire il perché questa loro triste condizione.
Due anni è la vita media di una mucca d'allevamento. Io in due anni quante cose ho vissuto. Ho fatto il bagno nello splendido mare della Puglia, ho visitato molte città importanti, mi sono arrampicato fin su le montagne dello Stelvio. Ho visto i verdi e trasparenti specchi lacustri.
E loro sono sempre lì, immobili, con la loro grande e tenera testa pelosa legata alla mangiatoia, muti, doloranti, spaventati.
La sola variante della loro misera e brevissima esistenza è che domani saranno caricati sui carri per essere consegnati ai carnefici.
E io non posso fare nulla per impedirlo. E me ne vado per le strade ricche di gente, di colori, d'allegria. Tra pochi giorni è Natale, è tempo di regali, è tempo di essere felici eppure qualcosa mi si schianta in petto senza che niente e nessuno possa lenire la mia angoscia, la mia disperazione.
Immagini impietose mi tornano nella mente: volatili che agonizzano nei boschi con le ali spezzate o il ventre squartato da una fucilata e forse quell'uccello aveva dei pulcini e anch'essi moriranno lentamente, molto lentamente perché il crudele cacciatore doveva riempire il suo vuoto esistenziale uccidendo qualcosa, qualcuno. Ed ora l'uccello è li che geme senza speranza, senza perché. Vedo animali agonizzanti sui banchi dei vivisettori, alcuni vivi con il ventre aperto o il cranio trapanato.
Ed io sono qui, a cena con gli amici a festeggiare il prossimo Natale è bisogna essere allegri mentre l'animale è sempre lì nella sua schiacciante solitudine, nel suo strazio incomprensibile, senza possibilità di essere aiutato, senza che nulla e nessuno possa lenire la sua agonia.
Rivedo i teneri e morbidi agnellini stipati, ignari come bambini, belanti, impauriti che domani saranno scannati perché qualcuno vorrà mangiare le loro gambe, qualcun altro si delizierà il palato mangiando il loro fegato, qualcun altro mangerà il loro cervello, qualcun altro il loro cuore e le loro ossa saranno gettate in enormi inceneritori e di queste lanuginose e tenere creature non resterà più nulla, nemmeno il ricordo.
Appena affacciate alla vita non hanno avuto nemmeno il tempo di accorgersi di esistere.
Vedo i possenti e spavaldi cavalli quando la "bestia" umana gli spara in mezzo alla fronte un proiettile captivo (che come uno scalpello gli pacca la fronte) e il cavallo stramazza, annullato come un cencio, un sacco vuoto.
Ma adesso sono a cena con amici vegetariani, bisogna festeggiare, essere allegri.
Sulla tavola non ci sono animali ammazzati.
Prima di iniziare chiedo un minuto di raccoglimento e senza chiedere il motivo gli amici accettano ed in silenzio chiedo perdono agli animali, perdono per la mia impotenza: ma questo non cambia il loro crudele destino.
Ed è Natale.
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PARLAMI D'AMORE O NOTTE
Mentre dormivi il tuo sonno tranquillo
nelle notti immense dell'esilio invernale
ho sentito il tuo esile lamento inabissarsi
sotto i colpi impietosi dei bastoni.
Ho visto le distese di sangue in Groenlandia
e la morte gridare il suo trionfo sulla vita.
O notte, nella notte in cui l'anima
sprofonda nell'oblio,
concedimi il potere
che placa le tempeste della follia,
che spezza l'orgoglio della fratellanza negata.
Dimmi che la vita non è solo dolore.
Dimmi che l'amore avrà il sopravvento
sugli uragani del disprezzo
e per te innalzerò un tempio nel mio cuore.
Stanotte, solo per stanotte,
dammi l'illusione dell'egoismo disperso
dal lavacro di un'onda redentrice.
Non parlarmi delle fosse comuni nel Kossovo
o dei corpi mutilati dalla lebbra.
Parlami di te o notte,
della tua volta silente di cristallo
e dei suoi occhi incandescenti
mentre cercano invano di celarti.
Parlami dei cuccioli che giocano a rincorrersi
sotto lo sguardo attento delle madri.
Parlami della terra
mentre sposa il seme della vita
e della luna incastonata contro il cielo
nelle notti sfavillanti dell'estate.
Parlami degli oceani, vasti, profondi
e delle loro onde striate da candidi ricami.
Parlami della memoria dell'acqua
mentre finemente si adagia
su sterminati campi di ginepri.
Raccontami dell'alba
mentre l'ombra notturna si addolcisce
alle prime carezze del mattino
e del sole che indugia al tramonto
nei suoi vortici ardenti prima di eclissarsi.
Parlami delle folle di farfalle
che danzano sui fiori rutilanti
e dei colori dei prati che sfumano
nella dolce penombra della sera.
Dimmi del volo radente e rapido dei passeri
sull'erba che s'agita tranquilla
in larghe onde sinuose.
Parlami di questo o notte,
del sogno più antico della vita.
Stanotte, solo per stanotte o notte,
menti a te stessa e parlami d'amore.
Franco Libero Manco